Per Gianni Biondillo, architetto e scrittore, la città è come un grande libro di pietra: solo camminando si può scriverne la storia. Biondillo è autore, per Guanda, di una serie di gialli ambientati nella metropoli milanese e di “Tangenziali”, dove narra il contorno della sua città.
Assistiamo a un interesse crescente per i cammini urbani: come mai secondo lei?
Andare a piedi è connaturato negli esseri umani. La novità consiste nel camminare per riprendersi il territorio, la città, che è il nostro paesaggio quotidiano, eppure non lo conosciamo. La metropoli, per i suoi abitanti, è parcellizzata: è il luogo di vita, di lavoro, della scuola dei figli, l’uno separato dall’altro. Per rovesciare questa visione e scoprire le connessioni, devi abbandonare l’auto.
In sostanza si tratta di cambiare il modo di guardare le cose…
Ci siamo lasciati alle spalle un’era in cui Milano era considerata una città grigia e brutta. Ora scopriamo che non è così, eppure gli abitanti sono sempre gli stessi, ciò che è mutato è, appunto, lo sguardo. Quando andiamo a visitare un’altra città, da turisti, troviamo normale muoverci a piedi. Seguire i percorsi metropolitani significa imparare a fare i turisti nella propria città.
Lei è cresciuto a Quarto Oggiaro e ha scelto di vivere in Via Padova, luoghi periferici che godono di cattiva fama: anche in questi casi basta mutare lo sguardo?
Da noi si vive il pregiudizio. Ma liberandosi da questa lente e imparando a osservare con occhio onesto, si scopre che anche questi sono luoghi pieni, interessanti, da scoprire. Se sono riuscito a scrivere un libro sulle tangenziali di Milano, significa che ogni posto è raccontabile.
Camminare ci avvicina non solo ai luoghi ma anche alle persone, abbatte le barriere…
Esatto: è democratico. Le manifestazioni non si fanno certo in auto! A piedi tutti, il gran signore e il poveraccio, sono sullo stesso piano.(Eli. Coz.)