Sulle tracce dell’ibis eremita, specie considerata estinta e ritrovata alle porte di Palmira, nella Siria di oggi. È il racconto in prima persona di un progetto di ricerca scientifica, che penetra nel magma sociale, politico ed ecologico del regime di Assad. Fino alle porte del disastro. Nella consapevolezza che fare conservazione significa anche “indurre un cambiamento significativo nel comportamento della gente”.
La ricerca di un uccello misterioso, celebrato nell’antichità come sacro, diventa la bussola per capire le cause della tragedia siriana, svelando l’intreccio perverso che tiene insieme burocrazia e corruzione, l’inesorabile crisi ecologica che esplode con violenza soprattutto nelle aree più fragili, là dove i cambiamenti climatici provocano siccità, fame, migrazioni. L’immobilismo di una società bloccata dalla repressione, le brutture delle aree urbane, il fascino della cultura araba. Una caccia al tesoro dove emergono gli alleati più insperati, come il cacciatore Ayoub, le tribù di beduini, ragazzi di Palmira appassionati, la stessa moglie di Assad. Caccia al tesoro che sembra progredire con successo – la scoperta di una colonia, la formazione di giovani per l’area protetta di Al Talila, l’inseguimento dell’ibis fino in Etiopia – nonostante i boicottaggi di chi dovrebbe appoggiarti, come alcune ong o l’Onu, chiusi nelle loro procedure e negli interessi di bottega.
Una parabola ecologica che è anche una storia di intrighi, tradizioni locali ingovernabili, che impediscono uno sguardo lungimirante. Poi, complice la guerra civile, tutto torna alla casella di partenza. La breve primavera della colonia di ibis si fa metafora della breve primavera siriana, soffocata nella più disumana delle tragedie di oggi.
Gianluca Serra
Salam è tornata
Exòrma editore
pp. 237, 15,90 euro