Acqua, approvata da 20 anni la direttiva quadro non è ancora rispettata

fiume Isonzo
L’acqua è un bene prezioso che diamo troppo spesso per scontato. Nella vita di tutti i giorni infatti siamo troppo poco attenti ai piccoli o grandi gesti che facciamo e che potrebbero inquinarla o sprecarla. Eppure in pochi sanno che ben il 60% dei nostri fiumi e laghi non è in buono stato e molti di quelli in stato buono o elevato, secondo le definizioni stabilite dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60, non sono protetti adeguatamente.

Secondo uno studio dell’Ipbes (Intergovernamental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services) gli ecosistemi acquatici sono risultati tra i più degradati al mondo mentre secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) gli impatti chiave che i cambiamenti climatici avranno sull’Europa sono l’aumento della siccità, delle forti piogge e delle inondazioni. Il prossimo decennio sarà cruciale per contrastare la crisi climatica e proteggere l’ambiente soprattutto per quanto riguarda l’accesso all’acqua.  Il Global Risks Report 2020 del World Economic Forum ha stabilito che la crisi idrica è stato uno dei primi 5 rischi globali per 5 anni consecutivi (2015-2020).

Eppure gli strumenti per proteggere, salvaguardare e migliorare lo stato dei corpi idrici e degli ecosistemi esistono da almeno 20 anni. Questo è il tempo passato infatti dall’entrata in vigore della Direttiva quadro acque (DQA) che stabiliva per il 2015 il raggiungimento del buono stato ecologico e chimico di tutti corpi idrici, dalle acque superficiali a quelle sotterranee fino ad arrivare a quelle marine costiere. Obiettivi ambiziosi che non sono stati raggiunti dagli Stati membri, Italia compresa, e che sono stati attualmente rimandati al 2027. Forte però è la nostra preoccupazione perché molti Paesi vogliono ulteriormente rinviare la data di raggiungimento degli obiettivi cercando di indebolire e affievolire le misure necessarie da mettere in campo.  

La piena attuazione della DQA invece ha un ruolo strategico e fondamentale nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Infatti il raggiungimento degli obiettivi previsti permetterebbe di migliorare lo stato ecologico dei corpi idrici, restituire spazio ai fiumi, ridurre l’alterazione idrologica, mitigare il rischio di alluvioni attraverso misure di ritenzione naturale delle acque e rinaturazione. Tutte misure su cui, in particolare in Italia, siamo in forte ritardo.

Ben 375.000 cittadini, 6.000 scienziati e oltre 130 organizzazioni europee della società civile – tra cui Legambiente – hanno chiesto a gran voce ai propri rappresentanti istituzionali di assumere durante il dibattito in corso in questi mesi sui tavoli internazionali una posizione forte a sostegno del mantenimento della Direttiva Quadro sulle Acque nella sua forma attuale. Abbiamo chiesto anche noi al Ministro dell’Ambiente di impegnarsi concretamente per la piena attuazione della DQA in Italia per garantire acqua di buona qualità e quantità per noi e per le generazioni future.

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