A Giorgio Parisi il premio Nobel per la Fisica

Il riconoscimento è condiviso con il meteorologo Syukuro Manabe e il climatologo Klauss Hasselmann per le ricerche sul cambiamento climatico e sull’atmosfera. Nel 2002 Legambiente promosse un appello dal titolo “La scienza alleata dell’ambiente contro il fondamentalismo”, firmato da Parisi insieme ad altri sette illustri scienziati

Caos, atmosfera, riscaldamento globale e sistemi complessi. Sono questi gli elementi che hanno fatto meritare l’ambito premio Nobel per la Fisica 2021 a Giorgio Parisi, Professore dell’Università Sapienza di Roma e vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, ex aequo con il meteorologo Syukuro Manabe (90 anni) e l’oceanografo tedesco Klauss Hasselmann (89). La Reale Accademia Svedese delle Scienze, che ogni anno assegna il prestigioso riconoscimento, ha deciso quest’anno di premiare le ricerche svolte sull’atmosfera e i cambiamenti climatici.

Giorgio Parisi, nato nel 1948, è stato premiato per la scoperta dell'”interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dal livello atomico alla scala planetaria” mentre i colleghi climatologi per “la modellazione fisica del clima della Terra che ne quantifica la variabilità e prevede in modo affidabile il riscaldamento globale”. Fu Manabe infatti a capire e studiare, negli anni ’70, cosa sarebbe successo nell’atmosfera aumentando la concentrazione di CO2. E fu Hasselmann poi a individuare segni specifici e riconoscibili degli effetti che le attività umane provocano sul clima.

Parisi, invece, scoprì la presenza di strutture nascoste nei materiali complessi e disordinati, rendendo possibile la comprensione di fenomeni apparentemente casuali, come appunto il riscaldamento delle masse d’aria dell’atmosfera. Dopo l’assegnazione del premio, su cui quest’anno c’era una sensazione positiva, Giorgio Parisi ha commentato la sua vittoria  con un riferimento esplicito al futuro e alla crisi climatica in atto: “La scienza ha il compito di prevedere il futuro e in questo caso ci sta avvertendo che qualcosa di grave potrebbe accadere, se non agiamo al più presto per fermarlo”.

“E’ chiaro che per le prossime generazioni – ha aggiunto – dobbiamo agire ora e farlo in modo molto rapido. Ma la ricerca va finanziata in modo serio”.

 

Pubblichiamo qui, in sintesi, il testo di un appello promosso nel 2002 da Legambiente e firmato da Giorgio Parisi insieme ad altri sette illustri scienziati: Enrico Alleva, Luigi Boitani, Enzo Boschi, Marcello Buiatti, Marcello Cini, Rita Levi Montalcini. A distanza di quasi vent’anni, il tema e le argomentazioni dell’appello restano attualissimi.

La scienza alleata dell’ambiente contro il fondamentalismo

Con questo appello ci rivolgiamo alle istituzioni, alle imprese, alla comunità scientifica, al mondo ambientalista, a tutta l’opinione pubblica, perché prendano piena coscienza del nesso inscindibile che lega il progresso della scienza, di una scienza libera e responsabile, all’obiettivo di contrastare il degrado ambientale che minaccia gli equilibri ecologici, colpisce la vita degli uomini di oggi, ipoteca il destino delle future generazioni.

Sebbene i movimenti ecologisti siano stati influenzati anche da posizioni utopistiche, l’ambientalismo è però un pensiero politico a forte impronta scientifica: un pensiero le cui radici affondano nei nuovi paradigmi scientifici sull’interazione tra uomo e ambiente affermati dalla biologia e dall’ecologia nel corso dell’Ottocento e del Novecento, a partire dalla definizione del ruolo dell’ambiente nella teoria darwiniana dell’evoluzione.

(…)

La continuità tra l’ecologia come riflessione scientifica ed epistemologica e l’ambientalismo come pensiero e movimento politico è del resto testimoniata dalla formazione tecnico-scientifica di moltissimi dei protagonisti antichi e recenti dell’impegno per la difesa dell’ambiente (…).

D’altra parte, molti dei temi centrali nella denuncia e nell’azione del movimento ambientalista hanno agito da stimolo alla ricerca scientifica. Dall’aumento dell’effetto serra al buco nell’ozono, dal problema energetico fino ai possibili effetti secondari delle applicazioni di ingegneria genetica, i progressi delle conoscenze scientifiche si sono dimostrati un ausilio indispensabile nell’impegno per meglio valutare e per ridurre i rischi ambientali.

Per tutto questo, noi ci ribelliamo ai tentativi di contrapporre le ragioni della scienza a quelle della difesa dell’ambiente. Ci opponiamo al fondamentalismo di chi, nel mondo ambientalista, esprime posizioni antiscientifiche e vede negli scienziati dei nemici. Questo atteggiamento, che si manifesta il più delle volte nella tendenza a confondere scienza e tecnologia, fa leva su paure irrazionali ed ancestrali – il timore della “intrusione” nel nostro corpo e nella nostra mente e della perdita d’identità – e sul “mito del ricordo” che identifica il passato con un Eden immaginario.

(…)

Al tempo stesso ci opponiamo alle campagne strumentali o disinformate di quanti descrivono l’ambientalismo come una cultura nemica della scienza, del progresso, giungendo per questa via a negare l’evidenza scientifica di problemi globali come l’aumento dell’effetto serra e le sue origini antropiche, o di rischi ambientali come la produzione di energia attraverso la fissione nucleare.

Questo opposto fondamentalismo, che negli scienziati e soprattutto nei tecnologi assume talvolta toni emotivi e irrazionali non molto dissimili da quelli di certo ambientalismo, dà spesso voce ad interessi assai forti e potenti e trova alimento nel senso di frustrazione più che legittimo di molti appartenenti alla comunità scientifica per il ruolo marginale nel quale è tenuta da sempre la ricerca in Italia.

(…) Noi crediamo che sia necessario superare questa contrapposizione, e rilanciare un dialogo forte tra comunità scientifica e mondo ambientalista.

Un dialogo che deve fondarsi su alcuni valori e principi condivisi: l’ecosistema terrestre è limitato. La sua capacità di eliminare la mole crescente dei rifiuti prodotti dalle attività umana è già oggi in forte crisi. Le sue riserve di biodiversità, essenziali per mantenere i cicli vitali che assicurano la stabilità della biosfera, sono seriamente minacciate. Mutamenti climatici di origine antropica rischiano di alterarne profondamente le caratteristiche fisiche e biologiche, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per la vita stessa degli esseri umani.

(…)

Il progresso delle conoscenze scientifiche è indispensabile alla salvaguardia del sistema umano-ambientale, per indicare vie di uscita efficaci e percorribili in termini di modificazione dei sistemi economici umani che accrescano la capacità omeostatica della biosfera mantenendone la diversità e plasticità e contrastando bruschi cambiamenti globali non controllati né controllabili, e che al tempo stesso permettano di migliorare la qualità della vita degli uomini sia al livello individuale che sociale.

(…) Occorre un forte investimento pubblico e privato nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie da essa derivate.

Le applicazioni tecnologiche vanno sottoposte al vaglio degli strumenti democratici di controllo, e i criteri di tale controllo devono essere oggetto di una discussione complessiva in cui siano determinanti la valutazione dei livelli di imprevedibilità e dunque di rischio potenziale dei diversi prodotti della tecnologia, anche al fine di concretizzare meglio il significato del principio di precauzione nei diversi campi.

A questa discussione devono partecipare scienziati delle diverse tendenze e tecnologi ma anche rappresentanti della società civile, in quanto l’analisi deve estendersi alle questioni etiche e sociali. L’esigenza di un più forte investimento nella ricerca è tanto più forte in Italia, dove la quota del Pil destinata a questi usi è molto più bassa della media dei Paesi industrializzati e dove il governo Berlusconi nell’ultima Legge Finanziaria ha ulteriormente tagliato i fondi per la ricerca.

Hanno sottoscritto:

  • Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina
  • Enrico Alleva, Dirigente di Ricerca Laboratorio di Fisiopatologia di Organo e di Sistema Istituto Superiore di Sanità
  • Luigi Boitani, Direttore Dipartimento Biologia Animale e dell’Uomo Università di Roma “La Sapienza”
  • Enzo Boschi, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
  • Marcello Buiatti, Professore di Genetica Università di Firenze
  • Marcello Cini, Professore emerito di Fisica Università di Roma “La Sapienza”
  • Umberto Galimberti, Professore di Filosofia della Storia Università di Venezia
  • Giorgio Parisi, Professore di Teorie Quantistiche Università di Roma “La Sapienza

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