#Usaegettanograzie, Goletta Verde lancia campagna contro il marine litter

foto del Trash mob a OStia

Li utilizziamo per pochi minuti, ma se smaltiti non correttamente inquinano l’ambiente per decine o centinaia di anni. Stiamo parlando ad esempio di bicchieri, stoviglie, posate e bottiglie. Ma qual è l’impatto di questi prodotti usa e getta sull’ambiente? Soltanto con le bottiglie di plastica che consumiamo ogni anno in Europa (46 miliardi  secondo i dati di “Seas at risk”)  si potrebbero riempire 28mila piscine olimpioniche. Un problema che ci riguarda da vicino, visto il record tutto italiano di consumo di acqua in bottiglia: solo nel nostro Paese utilizziamo, infatti, ogni anno 8 miliardi di bottiglie di plastica, il 17% di quelle consumate in tutta europa. Contenitori che se non smaltiti correttamente, possono perdurare nell’ambiente almeno 450 anni e senza scomparire mai del tutto. Anzi, il rischio è che si frammentino in miliardi di microplastiche che possono facilmente raggiungere il mare e altrettanto agevolmente contaminare la catena alimentare. E purtroppo queste sono solo una parte del problema. In media consumiamo, infatti, anche 230 stoviglie di plastica (tra piatti, bicchieri, posate) per abitante l’anno. Nel 2016 l’industria italiana del monouso in plastica ha prodotto circa 18 miliardi di pezzi di cui l’80% destinato al mercato nazionale. A questi numeri, semrpe secondo i dati del rapporto di “Seas at risk”, vanno aggiunti anche il “consumo” di circa 16 miliardi di bicchieri per caffè all’anno in Europa; 2 miliardi e mezzo di imballaggi “take away” e 36 miliardi di cannucce, per citare altri oggetti potenzialmente inquinanti.

Nasce per questo “Usa e getta? No, grazie”, la nuova campagna di informazione e sensibilizzazione lanciata oggi da Legambiente per la prevenzione e la messa al bando di alcuni prodotti usa e getta, per stimolare il cambiamento spontaneo di abitudini dei cittadini e un intervento più deciso dei governi arginare un problema di portata globale come il marine litter. Parliamo, infatti, di oggetti pensati, creati e messi in distribuzione per essere utilizzati soltanto una volta per poi finire nella spazzatura. O, come succede sempre più spesso, sulle nostre spiagge o nei mari a causa di sistemi di depurazione non funzionanti, di cattiva gestione a monte dei rifiuti da parte dei comuni e peggio ancora per l’abbandono consapevole. Solo dall’inizio dell’anno a oggi, i volontari di Legambiente hanno pulito almeno 500 spiagge italiane rimuovendo circa 180mila tra tappi e bottiglie, 96mila cotton fioc e circa 52mila tra piatti, bicchieri, posate  e cannucce di plastica.

Per lanciare la campagna “Usa e getta? No, grazie” Legambiente ha promosso un “trash mob” sulla spiaggia del Mediterranea di Ostia, un’esperienza di stabilimento balnerare “plastic free”, in occasione dell’arrivo a Roma della Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista che naviga ogni estate per combattere i “nemici del mare”. Tra lo stupore dei bagnanti sono infatti comparsi in spiaggia un enorme piatto, posate, una bottiglia e una mega cannuccia. L’intera campagna punta, infatti, a far riflettere sul concetto di esagerato.

«Usiamo l’usa e getta per pochi minuti ma le sue microplastiche possono inquinare per sempre – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –. Nessuno utilizzerebbe oggetti “esagerati” rispetto alla funzione di cui ha bisogno: il David di Michelangelo come “nano da giardino”, un’autobotte per innaffiare i fiori o un elefante come cucciolotto da compagnia (i tre oggetti scelti per la campagna creativa dell’associazione, ndr). Eppure è proprio quello che accade con piatti, posate, bottiglie monouso. Prodotti usati pochissimo ma che hanno un elevatissimo costo per l’ambiente, una sproporzione difficilmente percepibile nella vita di tutti i giorni».

I numeri dei rifiuti usa e getta censiti da Legambiente sulle spiagge italiane rendono bene la gravità del problema. Su 78 spiagge monitorate nel 2018, un’area pari a 60 campi da calcio, i volontari dell’associazione hanno trovato quasi 50mila rifiuti, una media di 620 rifiuti ogni 100 metri. Di questi l’80% è plastica e ben un rifiuto su tre è stato creato per essere gettato immediatamente dopo il suo utilizzo e appartiene alle categorie di bottiglie e tappi, stoviglie, buste rinvenuti sul 95% delle spiagge monitorate.

Il 15% dei rifiuti spiaggiati è costituito da bottiglie per bevande e tappi (2 ogni metro).  Si tratta del secondo rifiuto più trovato sulle spiagge italiane, dopo i pezzi di plastica. Piatti, posate, bicchieri e cannucce di plastica sono al settimo posto in questa classifica. Delle sole stoviglie, ben il 61% è costituito dai soli bicchieri di plastica. Per quanto riguarda le buste di plastica, questi rifiuti insieme ai teli sono, invece, in cima alla classifica dei rifiuti galleggianti più censiti da Goletta Verde (il 16%).

Quello di oggi è il primo dei “trash mob” che accompagnerà il viaggio di Goletta Verde in tutta Italia non solo per accrescere la consapevolezza dei consumatori, che attraverso le scelte di acquisto e lo stile di vita possono contribuire in maniera decisiva nella lotta all’inquinamento da plastica, ma per chiedere al Governo italiano di anticipare la direttiva europea sul monouso di plastica.

«Per contrastare il marine litter, una delle due più gravi emergenze ambientali globali insieme ai cambiamenti climatici, chiediamo al Governo italiano di approvare subito quanto previsto dalla proposta di direttiva Ue mettendo al bando le stoviglie di plastica non compostabile, compresi i bicchieri che non leggiamo nel testo in discussione in queste settimane a Bruxelles – aggiunge ancora Zampetti. I bandi già deliberati in autonomia da alcuni comuni dimostrano che vietare le stoviglie di plastica è infatti possibile da subito. Per le buste di plastica chiediamo incisività nel contrasto dell’illegalità ancora troppo presente soprattutto nel commercio al dettaglio, ma anche il via libera all’uso delle retine riutilizzabili per frutta e verdura nei supermercati. Senza dimenticare – conclude Zampetti – una seria e capillare campagna di informazione per incrementare la fiducia dei cittadini verso l’acqua del rubinetto, più sana, controllata e sostenibile di quella in bottiglia».

Su questo tema l’Italia può vantare una leadership normativa, essendo stata la prima a mettere al bando gli shopper di plastica, diminuiti del 55% dal 2011, i cotton fioc non compostabili e biodegradabili e tra i primi Paesi a vietare le microplastiche nei cosmetici. È importante ora che tutta Europa faccia fronte comune, promuovendo le misure previste anche a tutti gli altri Paesi del Mediterraneo.

Tra le richieste dell’associazione anche la necessità di indirizzare il mondo dell’industria, investendo sull’innovazione dei materiali e l’eco-design, rendere riciclabili il 100% degli imballaggi, migliorare la gestione dei rifiuti delle amministrazioni locali, adeguare gli impianti del riciclo e seguire la strada dell’economia circolare. È infatti necessario aumentare il riciclo ma anche obbligare l’industria all’utilizzo della plastica riciclata per creare un mercato europeo dopo la chiusura delle frontiere cinesi all’arrivo di rifiuti dal resto del mondo. In Europa, la domanda di plastica riciclata rappresenta infatti solo il 6% della plastica prodotta.

 Inoltre è necessario incoraggiare la fiducia dei consumatori nei confronti dell’acqua del rubinetto più controllata, sana e meno inquinante di quelle in bottiglia. Non basta aumentare il target di riciclo, è necessario prevenire l’utilizzo di bottiglie di plastica, visto che siamo il terzo paese al mondo per consumo di acqua imbottigliata. Proprio per questo Legambiente ha prodotto una speciale bottiglia in vetro per incentivare il consumo di acqua del rubinetto a casa e in ufficio. La bottiglia sarà distribuita ai cittadini durante le iniziative di Goletta Verde, oltre ad essere disponibile online sul sito www.usaegettanograzie.it. La bottiglia è stata realizzata per Legambiente da Assovetro (l’Associazione Nazionale degli Industriali del Vetro) che sostiene in Italia la campagna Endless Ocean

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