Dall’incidente nucleare di Cernobyl sono passati ormai 33 anni ma la ferita è ancora aperta. Era il 26 aprile 1986 quando il quarto reattore della centrale nucleare ucraina esplose, generando conseguenze disastrose che ancora oggi si ripercuotono sulle comunità che si trovano nella zona della deflagrazione. Sono infatti più di tre milioni le persone che vivono in zone in cui i livelli di contaminazione continuano ad essere elevati. E numerosi sono anche i casi di tumori, che colpiscono principalmente i soggetti più vulnerabili come i bambini. Il Paese che paga il prezzo più alto è la Bielorussia, colpita dal 70% del fallout radioattivo. Qui più di un milione di persone vive in zone ad altissimo rischio, di queste più di duecentomila sono bambini. Molti versano in condizioni di estrema povertà e non avendo denaro a sufficienza per acquistare cibo non contaminato sono costretti a coltivare prodotti agricoli contenenti radionuclidi, causa dell’abbassamento delle difese immunitarie e dell’insorgenza di gravi patologie. Per questo Legambiente non ha mai smesso di occuparsi delle vittime più fragili della catastrofe nucleare, e anno dopo anno ha rafforzato il proprio impegno con “Rugiada”, un progetto che contribuisce a dare ospitalità in un centro specializzato, e totalmente ecosostenibile dal punto di vista energetico, a settanta bambini bielorussi provenienti dalle zone più contaminate. Ai piccoli ospiti del Centro Speranza a Vilejka viene garantito un soggiorno durante il quale vengono sottoposti a controlli medico-sanitari e contare su un regime alimentare sano e privo di contaminazioni.
«Con “Rugiada” – dichiara Angelo Gentili, coordinatore del progetto – Legambiente, grazie all’aiuto dei circoli e dei donatori, vuole continuare a lanciare un messaggio concreto di speranza alle popolazioni costrette a fare i conti con le conseguenze dell’incidente nucleare dell’86. Allo stesso tempo, l’associazione continua a ribadire con forza la pericolosità legata all’utilizzo dell’energia nucleare e a chiedere alla comunità internazionale di non dimenticare che la situazione in Bielorussia e in altre zone limitrofe della Russia e dell’Ucraina, nonostante non se ne parli più, è ancora molto grave e che è necessario affrontarla con l’impegno di tutti. Solo in questo modo – continua Gentili – si avrà la possibilità di consentire ai bambini, tra i soggetti più vulnerabili e quindi maggiormente a rischio, di poter guardare al futuro con speranza. Purtroppo ci troviamo costretti a dover fare i conti con il fatto che proprio la Bielorussia, Paese che ha subito le maggiori conseguenze a seguito dell’incidente, sta ultimando la realizzazione di una nuova centrale nucleare, come se la storia non avesse insegnato nulla».
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